Ovvero: ‘se volessimo rilanciare il mondo dello spettacolo, dovremmo educare le nuove generazioni all’importanza dell’Arte in tutte le sue forme’.
Questa volta a parlarci della musica della fase 2 è Alessandro Regis, una persona che ha vissuto e vive la musica a 360°: da musicista (Fuzz Fuzz Machine), gestore di locale per concerti (Rock ‘n roll Arena), a responsabile di agenzia di booking (Bagana Agency).
Come sarà la musica della fase 2? Live, acustica, analogica, vintage, elettronica, domestica…come è cambiato, cambierà e come sarà il lavoro del musicista da qui in poi?
Il lavoro del musicista sarà migliore in Italia quando sarà visto come un lavoro, insieme a tutti i ruoli della catena necessari ad offrire un sistema di supporto per la promozione dell’ Artista stesso; dai discografici a tutta la filiera di figure necessarie per la produzione degli eventi. Figure che ad oggi non godono della stessa tutela di molte altre categorie che invece sono comunemente accettate nell’immaginario standard.
Le cose cambieranno effettivamente o, come ha detto Zerocalcare, si tornerà semplicemente “alla tristezza della nostra vita senza
neppure più la scusa del virus”?
Generalizzando, credo che il Covid-19 fungerà da amplificatore: chi era cinico diventerà stronzo, chi era un sognatore inizierà a crederci davvero.
Troppi live streaming per un pugno di like o il solo sistema per cercare di far circolare la propria arte?
Non vedo nulla di male nel proporre la propria Musica in qualsiasi forma. Se arrivano dei like bene, vorrà dire che qualcuno ha apprezzato, altrimenti pace. Stando a vedere, sono (erano!) troppi i live veri, in realtà. Meno quantità e più qualità sarebbe un ottimo spunto per ripartire in futuro.
Limiti e potenzialità del settore, ossia quali mancanze e quali punti di forza ha evidenziato la quarantena?
A livello lavorativo è venuto a galla come moltissimi professionisti della Musica vivano contando solo sulle proprie forze; credo che ogni settore lavorativo abbia avuto modo di scoprire, a proprio modo, lacune da colmare e punti di forza.
Nel nostro caso, per fortuna non possiamo fare a meno della Musica. Non tutti la viviamo allo stesso modo, ma fa parte della nostra vita e ci sarà sempre qualcuno che la porterà avanti sia come artista che come ascoltatore.
Il punto di forza è la Musica stessa.
Questo periodo sarà servito a far capire alle persone che l’artista o, il musicista nello specifico, è un mestiere come qualunque altro e
non un hobby?
No, assolutamente. Non mi aspetto che una persona senza la sensibilità e la cultura di capire che il Musicista può essere un lavoro vero l’abbia poi apito in quarantena.
Era sicuramente troppo impegnata a formulare complotti, condannare i politici per qualsiasi cosa e segnalare il nonnino senza mascherina in mezzo a un campo di grano.
Chi lo sapeva già prima invece, è sicuramente rimasto “dei nostri”, magari comprandosi qualche disco durante il lockdown.
Cose da fare per rilanciare il settore?
Più che rilanciarlo io penserei a non farlo crollare, oggi come oggi. E per crollare intendo che i primi a cadere sarebbero gli indipendenti e la Musica live andrebbe quasi del tutto in mano alle multinazionali, che già – ovviamente – controllano il mercato in lungo e in largo.
Alla base di tutto questo c’è un discorso culturale: se volessimo rilanciare il mondo dello spettacolo, dovremmo educare le nuove generazioni all’importanza dell’Arte in tutte le sue forme, altro che tagli all’Istruzione. Finchè avremo una larga fetta di popolazione che non sa nemmeno coniugare i verbi non possiamo certo fare grandi progetti di rilancio; sarebbe come costruire una piscina sul tetto di un palazzo fatto di stuzzicadenti.
C’è bisogno di fare innamorare le persone alla bellezza dell’arte, non all’importanza dell’ultimo modello di smartphone.
Se hai un bacino più grande a cui rivolgerti, allora puoi pensare al vero rilancio.
Molte scuole di musica sono anche associazioni culturali, progetti per il futuro, ossia, come sopravvivranno?
Bisognerebbe chiederlo alle associazioni stesse, poichè ogni scuola vive realtà territoriali ed economiche molto diverse. Alcune – poche –
possono contare sull’appoggio di un Comune / Città che riconosce loro una innegabile importanza nel tessuto sociale arrivando “addirittura” (virgolettato perchè dovrebbe essere la norma) a destinare soldi a fondo perduto per la sopravvivenza delle stesse, mentre altre – quasi la totalità – sono abbandonate a loro stesse ed è solo la passione dei singoli a determinarne il futuro.
Una cosa che hai imparato da questo quarantena
Ho imparato a rallentare e ad osservare meglio.
Se dovessi trovare una canzone simbolo per quello che è accaduto (non per forza contemporanea) quale sceglieresti e perché?
Ti dico quella che ho ascoltato di più io, e che collegherò per sempre a questo periodo: “Breeze” di Xavier Rudd, nello specifico la versione live di un concerto all’Ancienne Belgique, preceduta da un breve discorso bellissimo, molto sentito e ovviamente in linea con il brano. Ti lascio il link qui https://youtu.be/PxQ7AkOWh18?t=4019
La prima cosa che farai nel post quarantena?
L’ammmore, ovviamente.