Ridatemi il mio corpo
Capitolo 19
“Devo ritrovare quell’imbecille e riuscire a fuggire. L’unica via percorribile è la vecchia centrale. Questa volta sono stati bravi. Ci hanno obbligati a prendere questa direzione. L’idiota non può che essere andato da quella parte”. La donna riprende la sua corsa riorganizzando la direzione. Alle sue spalle, lontani, i cani poliziotto. Mille pensieri le annebbiano gli occhi. “Se è fuggito così – pensa senza rallentare – di certo è perché sa qualcosa. Lo so che è così. Forse ha qualcosa a che fare con le operazioni, con gli espropri. Certo che è così. Se no che senso avrebbe avuto fuggire da me? Avrei potuto dargli una mano. In due saremmo riusciti ad affrontare meglio la situazione. Magari non ci saremmo fatti incastrare dall’accerchiamento. La sola spiegazione è che lui sappia e quindi non ha potuto che allontanarsi da me. E se fosse un ricevente? Di sicuro. Ecco il perché della fuga”. La corsa tra rami e arbusti un po’ artificiali e un po’ no che come fruste le sferzano il corpo prosegue. Il sangue si mischia alla pioggia. Le mani spostano rami e ostacoli. Il fango cerca di rallentarla, senza successo. Gli elicotteri sorvolano la zona in cerca di tracce o nella speranza di vedere il fuggiasco allo scoperto. “Devo muovermi se voglio avere qualche possibilità” si dice aumentando l’andatura. “Ormai ci dovrei quasi essere”. Arriva alla centrale dal lato ovest. Il muro di cinta alla sua destra si perde in un dirupo a strapiombo. Senza bloccarsi e evitando pietre e pezzi di palazzo, costeggia la facciata. “Al primo varco entro” si dice. Sente riecheggiare il rumore dell’acqua del fiume che si getta tra le rocce. “Potrebbe essere la mia sola via di fuga” pensa infilandosi in una stretta breccia. Dentro è buio, ma non è un problema. Le retine ad infrarossi si mettono subito in azione. Una rapida occhiata in giro per orientarsi. Davanti a sé, una scala e il rumore di acqua che scorre. “Ci sono – dice gettandosi sui gradini – chi sa se anche l’idiota sarà li sotto”. Così dicendo afferra la pistola ben incastrata nelle cintura sulla schiena e ad un rasoio. La lama è incrostata di sangue ma ancora molto ben affilata.