Con questo ‘Il sapore della luna’, Aleco evolve. Abbandonata, da un certo punto di vista, la spontaneità e l’immediatezza del primo lavoro, si fa strada una ricerca stilistica, musicale e di testi decisamente più matura. Il lavoro resta sempre eterogeneo senza precludere nessuno stile musicale, ma il tutto ha un sapore di maggiore consapevolezza. Gli arrangiamenti risultano più complessi, più ricercati rispetto al disco precedente.
Uno sforzo che porta ottimi risultati sia da un punto di vista di varietà che di composizione. Anche l’ascolto si fa più accorto, più attento ai cambi e alle sfumature. Se nel primo disco forte era l’onda emotiva, in questo secondo viene affiancata dalla presa di coscienza dell’essere un cantautore e in quanto tale per necessità attento alle modalità espressive scelte. Nel disco c’è di tutto, dal jazz al cantautorato puro, dagli omaggi folkloristici ai richiamo al miglior Gazzè.
Insomma, un disco piuttosto maturo, complesso quanto basta per porre un prima e un dopo nella carriera dell’artista che non delude. Medesimo risultato nei testi, sempre intimisti e generazionali ma tuttavia meno d’impatto immediato. Vanno anche questi ascoltati, sentiti, letti, vissuti. Ottima la produzione, suoni puliti e perfetta amalgama voce/strumenti. Ben curato anche il book interno con testi e foto.
Un disco consigliato a chi segue l’artista dall’inizio e a chi vuole scoprire dove può andare la musica quando è libero mezzo espressivo e non al servizio del mercato. La speranza è che continui così e non si faccia fagocitare dal mercato e dal ‘professionismo’.