Hydra

Di canzoni dedicate al solitario di Provindence il mondo rock è pieno. Da piccole citazioni ad interi brani. Di interi dischi invece ce ne sono meno. Sarà la difficoltà di rendere le oniriche e orrorifiche atmosfere in musica, ma fatto sta che poche le band che vi ci sono cimentate. Tra questo si annoverano gli italiani Hydra con il loro Unknown gods. Già titolo e copertina sono decisamente indicativi dei contenuti.

Quantomeno per ciò che concerne i testi. Strumentalmente è intuibile ma non scontato il genere. Intuibile perché la maggior parte di citazioni arriva da band metal. Ma non solo. Si ricordi il lavoro di Brian Voth con i suoi Fireaxe che eoni fa musicò nientemeno che le poesie nel suo Lovecraftian Nightmare. In quel caso sempre metal ma meno furioso, con venture più dark. Per i nostri si parla invece di thrash sospeso tra old e new school. Riffing old, sulla falsa riga di Slayer, Death Angel, Voivod, voce new.

Thrash di stampo statunitense quindi, fluido, monolitico, molto ben prodotto per preservare il wall of sound espresso dalla band. Tecnicamente i nostri se la cavano decisamente bene. Sezione ritmica compatta, chitarre taglienti. Suoni pesanti. I cambi di tempo sono quelli impressi dal genere ai quali gli Hydra si attengono. Pur non apportando novità di sostanza la band offre un prodotto che non stona tra i grandi nomi. Una bella sopresa è la reprise di Polaris, titolo dell’omonimo racconto di Lovecraft, ma con il cantato in italiano.

Tirando le somme. Su un’operazione di tale portata possono esistere diverse interpretazioni. Quella degli Hydra è sicuramente interessante, oscura quanto basta, claustrofobica come i testi richiedono, ben suonata. Un disco consigliato sia ai nostalgici dell’epoca d’oro del thrash, sia a chi di thrash è a digiuno e vuole iniziarne ad esplorare il mondo. Non un disco per tutti. Non basta essere seguaci del Solitario per poter apprezzare il full lenght. Bisogna essere allenati a certe sonorità, abituati alla mancanza d’aria durante l’ascolto. Diversamente, si ha solo bisogno di un altro tipo di interpretazione. Del resto, ognuno ha i propri incubi con la propria colonna sonora.

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