Rock non è solo un genere musicale, così come non è solo chitarre superdistorte. Rock è una scelta. È un modo di intendere la vita. Rock è parlare di ciò che accade intorno a noi senza filtri ma in ogni caso poeticamente. Mentre qualcuno nasce a Belgrado, data di pubblicazione 16 gennaio, nuovo singolo di Carlo Valente, è rock. Il singolo anticipa l’uscita del suo prossimo disco scedulato per marzo. Lo è perché narra di una storia dura, senza nascondersi dietro un dito esponendola non in modo crudo. Anche i suoni sono rock. Ossia, ci sono chitarre distorte ma gli arrangiamenti sono molto più complessi.
Di base c’è l’accompagnamento di una acustica che non smette mai. Su questo poi si involano altri strumenti quali tastiera, un basso molto presente, percussivo, dal suono asciutto, quasi punk. Le chitarre, come si diceva, non sono dei muri impenetrabili. Accompagnano ponendo l’accento su diversi passaggi. A solo di gusto, non virtuosistici. Completano il quadro uno special dopo il secondo ritornello che dà un buon movimento ritmico al brano. Ottima la produzione così come la voce del nostro. Sempre nel pezzo, mai fuori luogo o mal utilizzata. Un brano costruito attorno al timbro di valente nel modo migliore possibile. L’andamento della canzone è easy listening.
Come sempre un solo brano non è sufficiente per poter dare un punto di vista esauriente. Si dovrà aspettare marzo per avere un’idea completa. Di certo, ad oggi, la premessa è ottima. Rock italiano, tirato, nulla a che vedere con la banalità o riferimenti scontati. Anzi. Lo stile è piuttosto riconoscibile, anche questa dote non sempre evidente.
Un brano consigliato ai più. Non è banale, pur se orecchiabile.