Approfittiamo dei suggerimenti di Funk Norris per approfondire la conoscenza dei Chemistry-X. Il combo di Sulmona, attualmente in studio per le registrazioni del loro terzo album, è dedito ad un corssover/nu metal debitore ai migliori Limpbikitz. Il disco che prendiamo in considerazione è Click Less and jam mò. Il riferimento alla band di Fred Durst non deve mettere fuori strada. Quello è lo spunto. I nostri, come spesso avviene, ci mettono parecchio del loro. Il risultato è una miscela di stili e generi con capatine nella musica mediterranea. Sonorità decisamente inaspettate che donano al disco un sapore davvero unico.
Ci sono poi passaggi che richiamano i primi Korn mixati a sonorità inedite. Il disco è potente, ben prodotto e suonato. Il wall of sound è d’impatto, non monotono. Il groove non manca. Una menzione alla voce, capace di rappare sempre con intensità. Non ci sono cali nel cd. Ogni brano è una mazzata sui denti, come si suol dire. Anche se risalente all’ormai lontano 2016, almeno questo dice Spotify, il lavoro risulta essere ancora oggi valido. Certo, non manca un gusto retro, ma non è una pecca.
Molto apprezzabili i continui cambi di ritmo e atmosfere. Possiamo usare come esempio Day Off. Qui si alternano chitarre ultracompresse a frangenti funkyeggianti. Il tutto senza che il brano perda di intensità. A dirla fino in fondo Day Off è uno dei brano che maggiormente spiccano nell’insieme. Il carattere dei nostri qui si fa più personale e riconoscibile. Elementi differenti si insinuano nella successiva Sex hides the way dove fa sentire la propria essenza il growl della voce.
Anche qui non vengono meno ulteriori cambi di atmosfere e ritmi. In ambito più classicheggiante ci si muove con Jam Mò. Rock di stampo settantiano, libero con sfumature psichedeliche. Un bere interludio che non stona nell’insieme. Coordinate più smaccatamente hip hop con la seguente Viral. Almeno fio al ritornello. La voce si fa cattiva, il growl da tecnica vocale diventa un vero e proprio urlo. Lo special centrale è degno dei Mr Bungle più schizzati. Questo fa da anticamera ad un andamento complessivo schizofrenico. La batteria diventa un accompagnamento samba, le atmosfere si tingono di colori.
Ma è solo un momento. Il bridge e il ritornello ricordano il contesto in cui ci si trova. Arriva poi una cover: Galvanize dei Chemical Brother. La struttura del brano è perfettamente rispettata. Il punto è che diventa un meteorite lanciato ad altissima velocità verso la spazio profondo. Davvero in lavoro notevole. Il funky fa da introduzione alla seguente Compulsive Liar. Anche qui non c’è un binario solo.
Dopo il funky tornano le chitarre compresse, la voce cattiva, il groove metal in un susseguirsi tra passaggi feroci e melodici. Più canonica Taste my payback. Interessante invece All but real. Oscura, claustrofobica, dalle atmosfere pesanti e malate. È il basso a creare il tutto. L’apertura sul ritornello non basta a far prendere aria all’ascoltatore. La cappa di cui sopra non si dissolve mai. L’outro è lasciato ad un insieme composto da suoni elettronici.
Tirando le somme. Un disco notevole quello dei Chemistry X, non si può dire altro. Inserito in maniera netta all’interno di un genere ben preciso, ma non per questo fagocitato. La bravura della band è stata proprio il riuscire a mantenere in proprio equilibrio all’interno di un contesto conosciuto. I Chemistry X hanno fatto i giusti passi per costruirsi un’identità propria, riconoscibile. Operazione per questo disco quasi del tutto riuscita. È un disco consigliato a chi cerca musica potente, ritmata, che non teme cambi improvvisi o un crossover di generi.
Ora non resta che aspettare l’uscita del prossimo lavoro e verificare quanta strada è stata fatta. Le premesse, viste le capacità della band, non mancano per ascoltare un ottimo prodotto potente, d’impatto, coinvolgente.