ultranoia

Hanno assolutamente superato le aspettative gli Ultranoia con il loro nuovo Nudi+crudi. Un disco si ‘pesante’ quanto variegato. Se dal singolo di presentazione ci si sarebbe potuti aspettare un cd monolitico e monodirezionale di hardcore/oi, ascoltando il lavoro per intero ci si deve ricredere. Certo, l’hardcore è il genere di appartenenza, tuttavia non è quello che domina. Le canzoni si alternano tra sfuriate punk e accompagnamenti acustici. Ottima l’alternanza delle due parti e la commistione all’interno di singli brani. Il disco apre con Ambulanza. Composizione in puro stile Ultranoia.

Diretta, veloce, dominata da un ritornello assassino. L’intensità del brano è mantenuta dal ritmo incalzante, dal catato urlato. Ottimo il break di basso. Ma non ci si adagi su queste coordinate. Il brano circa a ¾ ha un deciso cambio stilistico. La velocità rallenta al limite del doom. Subito dopo un inserto acustico che anticipa il ritornello elettrico sempre su tempi lenti. Un passaggio pesante, potente, impenetrabile. Si prosegue con Voragine. Questa è introdotto da un basso martellante.

Le chitarre alzano subito il tiro creando un ottimo muro sonoro melodico. Perfettamente strutturato il passaggio centrale dove tornano solo basso e batteria per riaprire sulla corsa finale. È la volta di In questa città. Qui le atmosfere si fanno quasi indie. Le sei corde si alleggeriscono passando ad un leggero crunch. Anche in questo caso arriva l’inatteso. Dopo la prima strofa così formulata la canzone impenna. Diventa veloce, rabbiosa, incalzante. Un colpo di scena davvero gradevole. Arriva quindi Senza fine, il singolo che ha anticipato il disco. Nuovo cambio di atmosfere con la successiva Fulmini.

Pesantezza data dall’atmosfera generale più che dai suoni. È un brano cupo, scuro, senza spiragli di luce. Un arpeggio claustrofobico accompagna iterante per circa metà canzone. Molto buono l’utilizzo dei cori. Urlati anche in questo caso ma perfettamente circostanziati. Subentra un ulteriore cambio. Le chitarre si fanno distorte, ritmiche ad accentuare l’aspetto oscuro. Il finale rivede comparire l’arpeggio iniziale. Non meno complessa la successiva Quando cadi. L’intro è affidata ad una chitarra acustica e ad un cantato evocativo. Solo l’intro, però. Il ritmo si fa nuovamente elevato. La voce urlata.

Ma anche questo non è un punto di arrivo. Nuovo cambio. Ottima la batteria percussiva che rallenta la corsa della canzone. A coadiuvarla il basso martellante. Ripresa di corsa che si alterna a brevi rallentamenti fino al crescendo finale. Nuova introduzione indie per Odio l’estate. Chitarra elettrica in pulito. Voce quasi narrante. Quando ci si sente sicuri di ciò che sta avvenendo, il cambio repentino. Questa volta diretto e senza più svolte. Anche in questo caso si alternano stralci più tirati a momenti più lenti, ma sempre al fulmicotone. Il ritornello corale caratterizza anche questo brano.

Bello il finale in decrescendo. Il disco chiude con la title track, Nudi+crudi. Come da titolo un brano diretto, veloce, urlato, che non fa prigionieri. Ben azzeccato il break centrale a richiamare gli Off Sring con palm muting su riff melodico. Breve, intenso ben posizionato. Degna chiusura di un disco assolutamente coinvolgente.

Tirando le somme. Un bel pieni voti per gli Ultranoia. Sono riusciti a variare un genere che troppo spesso è autoreferenziale e chiuso. Lo hanno fatto in maniera intelligente, controllata. Il mix di diversi stili aiuta in modo ottimale la narrazione dei testi, in italiano e molto personali. Non è un disco che si può apprezzare dopo il primo ascolto. Va lasciato girare svariate volte per poterne percorrere tutte le sfaccettature. Un lavoro appetibile per diverse tipologie di ascoltatori ma non certo per i puristi. La mente deve essere aperta e riuscire ad assaporare tutta la forze espressiva del combo.

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