Cari undergeroundiani, amici, fratelli, comagni di ventura!
Iniziamo questa nuova avventura che vuole ripercorrere attraverso band e personaggi, quello che è stato l’underground, inteso in senso molto ampio, nel nostro paese.
Quindi non tratteremo solo di band metal o hard rock. Tratteremo di quel fenomeno di cultura sotterranea, perché l’underground questo è, che lo ha portato ad essere ciò che oggi è.
Per farlo analizzeremo, nel nostro piccolo, con molta umiltà, consapevoli di non poter fare un lavoro totalmente esauriente ed esaustivo, quei gruppi, quei movimenti e quei personaggi che hanno fatto la storia dell’underground. Il taglio non sarà didascalico (non sarà solo un elenco di biografie e discografie). Lo sforzo è quello di una vera e propria analisi dei fenomeni. Quindi, contestualizzazione storico, culturale, sociale, oltre che strettamente musicale. Perché, secondo me, ogni epoca ha avuto ed ha la propria colonna sonora che deriva da un insieme di fattori.
Tutto ciò con la speranza che ciò che scriveremo servirà alle nuove generazioni, e non solo, per capire il mondo in cui si stanno muovendo, al di là delle etichette.
Ovviamente, tutto con il vostro aiuto.
Così come con i vostri suggerimenti abbiamo deciso di partire dai Death SS. Certamente un faro per la cultura metal oggi giustamente addivenuti a maggior fama.
Buona lettura e, fateci sapere cosa ne pensate.
Contesto storico culturale e politico.
La band di Stefano Silvestri, in arte Steve Sylvester, è nata ufficialmente nel 1977 a Pesaro.
Il decennio degli anni ’70, non solo nel nostro pese, ma in generale, non è stato un periodo né facile né felice. Per noi italiani è stato il periodo degli anni di piombo, del terrorismo, il delitto Moro, contestazioni, stragi. Nel mondo la situazione non era molto diversa. La cultura hyppie travolta dall’eroina, la guerra in Vietnam, i conflitti in medio oriente, la strage dello stadio Olimpico di Monaco, i primordi dell’Aids, la guerra fredda e i primi bagliori dello spauracchio della guerra atomica. Insomma, un bel guazzabuglio di guai.
Musicalmente è invece stato uno dei decenni migliori, almeno per il rock. Sono arrivati alla ribalta i Led Zeppelin, i Deep Purple, il rock si è fatto heavy, si è allargata la scena progressive, Genesis, Jetro Tull, la scuola di Canterbury, i Pink Floyd pubblicano The dark side of the moon. Un crogiuolo di creatività. Per non parlare del fenomeno punk, del glam, dello shock rock di Alice Cooper.
In Italia hanno iniziato a muovere i primi passi moltissimi cantautori che col tempo si sono poi affermati. Chi più chi meno. Dalla, Guccini, Venditti, Battisti. Senza dimenticare la band come Pfm, Le Orme, Banco del mutuo soccorso, Area sul versante prog. Ma non c’era solo melodia ‘pulita’, solare. No, c’erano anche anfratti più scuri, oscuri e misteriosi. Fuori confine possiamo contare i primi dischi dei Black Sabbath e Angel Witch. Entro confine, i Biglietti per l’inferno, Jacula e, appunto, Death SS.
Il mito.
L’essenza della Death SS, secondo me, l’ha espressa moto bene Roberto Negrini, in un articolo intitolato Rock infernale, pubblicato nel periodico Misteri, marzo/aprile 1996. In realtà la descrizione era riferita ai grandi gruppi rock in generale. Ma dal mio punto di vista ben si adatta alla band pesarese:
“Si tratta di un ibridismo tra la studiata provocazione antiborghese e il grido di rivolta di realtà culturali e sociali perseguitate. Sono la rivendicazione di ebbrezza, sesso, piacere, ma anche paura, dolore e morte. Sono la voce della spiritualità dionisiaca, della carnalità omosessuale, dell’estasi lisergica. E anche il confuso, violento risveglio degli aspetti più corrosivi di antiche realtà spirituali combattute dal cristianesimo come i culti tribali, la magia e la stregoneria. II tutto abilmente trasformato in spettacolare gioco di musica e di scena, spesso condito da disincarnata ironia ‘
Gli si può dare torto? Per chi già li conosce, no.
La storia
I Death SS nascono artisticamente nel 1977 dall’incontro del cantante Steve Sylvester (pseudonimo di Stefano Silvestri) con il chitarrista e organista Paul Chain (Paolo Catena). Il nome del gruppo, le cui due “S” derivano dalle iniziali del cantante, non ha originariamente un significato preciso. Anni dopo comincerà a essere ufficialmente inteso come abbreviazione di “In Death of Steve Sylvester”. I due fondatori sono uniti dalla passione per il punk e per gruppi come Black Sabbath, Black Widow, Alice Cooper e Kiss. A loro si uniscono in seguito un secondo chitarrista, Claud Galley (Claudio Galeazzi, in seguito anche al basso), il bassista Danny Hughes (Daniele Ugolini) e il batterista Tommy Chaste (Tommaso Castaldi).
Sotto la guida Sylvester/Chain la formazione allestisce i suoi primi live show sul finire degli anni ’70. Lo scenario con cui il gruppo ama apparire di fronte al proprio pubblico e composto da bare scoperchiate, immagini spettrali, croci e teschi, che arrivano a occupare buona parte dello stage. Parte integrante di questa impressionante coreografia sono personaggi horror rappresentati dai protagonisti.
Un vampiro per it cantante Sylvester, la morte per Paul Chain, uno zombie per iI secondo chitarrista, una mummia per il bassista di turno e un lupo mannaro per il collega ritmico. Le apparizioni su vinile nei primi anni sono ridotte al minimo. Il brano Terror e presente su Gathered, una compilation curata dal mensile Rockerilla e pubblicata nel 1982, mentre nel 1983 esce l’EP Evil Metal, ritirato dal mercato dopo qualche settimana a causa di alcuni difetti d’incisione. Il gruppo sconta un periodo di declino. Sylvester abbandona la formazione. Lo sostituisce Sanctis Gorham, che pur impegnandosi a fondo non ripristina il fascino malvagio del suo predecessore. Paul Chain abbandona il nome della band, considerata addirittura maledetta.
Infatti un’altra caratteristica peculiare del gruppo è l’interesse verso i temi dell’occulto, del satanismo e dell’orrore mutuato anche dal vasto immaginario prodotto da cinema e letteratura gotica ed applicato “visivamente”, come detto. Peculiarità che farà nascere diverse leggende tra gli estimatori del genere, non proprio positive. Tutte queste particolarità varranno al genere proposto dai Death SS l’appellativo di “horror music” o anche “horror metal”.
Il primo full lenght ufficiale è costituito dalla raccolta di brani suonati dalla prima formazione, The story of Death SS (1977-1984), importante testimonianza dello stato della scena metal e hard italiana. Non tutti i brani della raccolta (uscita per l’etichetta di Paul Chain dopo lo split) sono cantati da Sylvester. Alcuni sono eseguiti da Sanctis Ghoram, che sostituì Sylvester tra il 1977 e il 1982.
Nel settembre del 1988 la band riunita riappare quale attrazione principale al VI H.M. Festiva! di Bergamo, con uno Steve Sylvester in forma smagliante. All’esibizione fa seguito il primo vero album registrato dalla band, In death of Steve Silvester, pubblicato in dicembre dalla Metal Master. È un successo. Sulla sua scia i Death SS vincono i rock polls delle riviste specializzate italiane, e il successivo Black Mass diventa l’album indipendente più venduto dell’heavy metal nazionale.
Il disco è puro horror rock, o, se si preferisce horror music, secondo la definizione dello stesso Steve. Con canzoni come Vampire, la monumentale Torror, Zombie, Black Mummy e Werewolf, ci troviamo all’interno di un vero museo degli orrori. Un tributo a quell’horror classico sia letterario sia cinematografico che i Death SS hanno saputo trasporre in musica come pochi altri al mondo. A ciò si aggiunge la cover di Alice Cooper di I Leve The Dead.
Tutte le figure archetipiche horror sono poi trasposte in sede live in maniera molto teatrale, con i componenti della band ognuno truccato come un mostro d film della Hammer. A questo punto per i Death SS si annuncia il salto di qualità. Scritturati dalla Contempo Records, hanno a disposizione Sven Conquest, un esperto produttore della label tedesca Noise, per il missaggio del nuovo album. Heavy Demons, che uscirà il 31 ottobre 1991.
Heavy Demons è forse uno degli album di maggior successo. La copertina già parla chiaro. I cinque membri del gruppo sono ritratti nei costumi classici (il vampiro, la mummia, la morte, il lupo mannaro e lo zombie) e con un trucco scenico di livello cinematografico. Sopra di loro il logo della band. In basso il titolo dell’album in caratteri gotici dorati. Il retro è un marmo tombale su cui sono incisi negli stessi caratteri i titoli delle canzoni. Disco dal booklet curatissimo.
Musicalmente è puro heavy metal. Si alternano brani tirati come Baphomet ad altri più atmosferici come Family Vault, passando per anthem da stadio Heavy Demons dal chorus di grandissima presa, fino al potente singolo Where Have You Gone? Ciliegina sulla torta, la narrazione della leggenda del cinema Oliver Reed nel brano Walpurgisnacht. Questa prima fase della carriera discografica dei Death SS è celebrata on stage e nell’album live del 1992 The cursed concert.
Di questo periodo sono i problemi di distribuzione causati dalla doppia S nel nome sui mercati austriaco e tedesco, in anni di isteria collettiva causata dalla riemersione violenta del fenomeno skinheads. Il live immortalato in questo Cd è di altissima qualità, e quello che succede sui palco è puro shock rock venato di horror. Siamo dalle parti di Alice Cooper, con l’apparato occulto esoterico di King Diamond. In Italia si faceva e si fa horror rock di livello: The cursed concert cancella ogni dubbio.
La copertina nera con una piccola immagine al centro lascia qualche dubbio invece… Sylvester è impegnato con una donna poco vestita. Aprendo il booklet (solo fotografie di scena) si scopre che la donna è nello specifico una suora. Fotogramma per fotogramma si evince la sua storia. Ha cercato di scacciare “il maligno” e invece ne è stata spogliata (per davvero) e posseduta (l’amplesso è mimato in maniera eloquente). Le altre immagini non sono da meno.
Vittime sacrificali più o meno vestite, fumogeni, calici di sangue, letture da libri ignoti, figuri incappucciati. Tutto ha il tono e il sapore dell’orgia mistica crowleyana. Colpisce, stupisce e coinvolge. Il concerto si fonde col rituale, il pubblico è stregato dalle immagini, dalla teatralità e dalla musica (le versioni live dei classici heavy metal sono da manuale). Come show, trucchi e presenza sul palco siamo ai più alti livelli dell’intrattenimento. Per riavere i Death SS in studio passano cinque anni. Nel 1997 esce Do what thou mit, un concept sull’opera di Aleister. Crowley.
Questo contiene altri brani d’effetto come Baron Samedi e Scarlet Woman. Siamo ancora nei solco dell’heavy metal, ma si sente che la band si sta preparando a stupire. È l’anno 2000 e Panic cambia le carte in tavola da tutti i punti di vista, musicale e del look. Ci voleva forse una ventata d’aria fresca e i tempi sono maturi. L’album è heavy, ma con fortissime influenze industrial ed elettroniche. Suoni hi tech si sposano perfettamente con i temi esoterici tipici della band, che raggiungono un elevato livello di maturità. Il disco si apre con un quartetto di citazioni da brivido nel brano Paraphernalia: Anton LaVey, Aleister Crowley, William S. Burroughs, Alejandro Jodorowsky.
Il look cambia con la musica. Addio ai classici mostri, i cinque mutano in guerrieri apocalittici del futuro, autentici road killers che paiono scaturiti da Mad Max. Addio al cimitero. Stavolta la band è in posa in una landa desolata, arsa da un sole post-atomico. L’album é eccezionale, la produzione affidata a Neil Kernon non presenta sbavature e il tutto è impreziosito dalla narrazione in due brani del maestro Alejandro Jodorowsky. Il cambio di immagine avviene nel momento giusto, in quell’anno di paranoia collettiva neomedioevale che fu il Duemila.
Il lavoro successivo, del 2002, conferma la direzione intrapresa dalla band. Humanomalies è un concept sul mondo dei freaks, sorta di attualizzazione di quei circhi di stranezze e abomini di varia umanità che giravano il mondo nel passato. E non a caso, a ribadire da dove si viene e dove si va, contiene la traccia Grand Guignol. L’album si muove su coordinate ancora più elettroniche del precedente e a livello visivo la band resta quasi in secondo piano. Tutto il booklet infatti è un manifesto del circo degli orrori messo in scena e presentato dal gran cerimoniere Steve.
Ogni canzone ha la sua raffigurazione, disegnata in perfetto stile retrò, del freak o dell’abominazione e crudeltà che descrive. Le immagini, nonostante lo stile, sono piuttosto forti. Ancora una volta Io scopo di ricreare una certa atmosfera rileggendola al tempo stesso in chiave musicalmente modernissima è raggiunto in pieno.
Nel 2007 esce The seventh seal, il settimo sigillo ideale della carriera discografica e sorta di completamento del percorso musicale della band, che infatti in questo periodo si mette in pausa. The seventh seal perde un po’ dell’elettronica che stava diventando preponderante e segna un parziale ritorno a sonorità più classicamente metal, anzi, a tratti quasi anni Settanta. Dopo un concerto d’addio al Gods Of Metal (immortalato in un Cd), il singer pubblica l’album The shining darkness con un nuovo progetto, i Sancta Sanctorum, con Thomas Hand Chaste (tra i membri originali dei Death SS), che però si distanzia dalla produzione dei Death SS. Come riferisce lo stesso cantante:
Non troverai tematiche esoteriche o orrorifiche nei testi dei Sancta Sanctorum! Il disco è una
sorta di concept sul pessimismo, sul dolore di vivere, sugli aspetti più oscuri della coscienza umana, sui senso stesso della nostra esistenza. Nessun riferimento quindi a dottrine occulte e letteratura gotica, ma riflessioni “doom” sul destino dell’umanità… Qua e là si possono cogliere anche riferimenti molto vaghi a personaggi dell’attuale politica e della chiesa (ma molto sotto le righe), in altri alla profezia sulla fine del mondo del 2012 (molto di “moda” di questi tempi), ma ho volutamente lasciato molto spazio alla libera interpretazione di chi ascolta.
Il ritorno e gli ultimi anni
Alla fine del 2011 il cantante Steve Sylvester pubblica la sua biografia ufficiale, realizzata in collaborazione con il critico e giornalista Gianni Della Cioppa. Il libro è incentrato principalmente sulla sua infanzia e sul suo ingresso nella prima formazione dei Death SS. Nel 2012 viene annunciato il ritorno sulle scene della band e l’uscita dell’EP The Darkest Night, che viene pubblicato il 21 dicembre 2012 e contiene il singolo omonimo, per il quale è stato realizzato anche un video musicale. Il 14 febbraio 2013 esce un secondo video, per l’inedito Ogre’s Lullaby, composto per la colonna sonora del film Paura 3D dei Manetti Bros.. Entrambi i brani fanno parte del nuovo album Resurrection la cui uscita è avvenuta il 6 giugno 2013.
Il 24 febbraio del 2022 il leader del gruppo, Steve Sylvester, annuncia la fuoriuscita dal gruppo del chitarrista Al De Noble (interpretante lo zombi e in formazione dal 2007), unitamente al bassista Glenn Strange (la mummia, nel gruppo dal 2005) e al batterista Mark Lazarus (il licantropo, unitosi alla band nel 2019 durante il tour di Rock’n Roll Armageddon, in sostituzione di Bozo Wolff), tutti per motivi personali che ormai impedivano ai tre musicisti di dedicarsi sufficientemente ai loro impegni con il progetto Death SS.
Il 4 aprile del 2022 viene pubblicata la prima foto con la formazione rinnovata, che vede affiancare al cantante Steve Sylvester e al tastierista Freddy Delirio i nuovi entrati Ghiulz alla chitarra, Demeter al basso e Unam Talbot alla batteria. La nuova compagine debutta il 15 aprile 2022 in un concerto tenuto presso il Live Club di Trezzo sull’Adda (MI).
Altre attività
Tra tutti i membri che negli anni si sono susseguiti nella band, molti hanno collaborato a dei progetti paralleli (Sancta Sanctorum, Witchfield, W.O.G.U.E. e molti altri) o intrapreso carriere da solisti (Paul Chain, Steve Sylvester, Aldo Polverari, Thomas “Hand” Chaste), alcuni dei quali hanno anche riscosso parziale successo. La band è presente nella colonna sonora del telefilm L’ispettore Coliandro (per il quale hanno fra l’altro composto l’inedita Revived), seguita fiction di Rai 2, e i suoi membri lo sono come attori nella puntata della IV stagione intitolata 666, dove interpretano loro stessi. Hanno inoltre recitato nel film horror Precognizioni (2010).
Conclusione.
Letto tutto ciò, non diventa difficile capire perché i Death SS sono diventati quello che sono. Un faro, un icona nella musica italiana. Anzi, della cultura musicale italiana. Ma come spesso avviene, guardiamo più all’estero che in casa nostra. Moltissimi si scioccano e sono stati scioccati da Marylin Manson e dalla sua iconografia quando noi il nostro ‘anticristo’ lo avevamo già in casa da anni. Ma come si dice: nemo propheta in patria.
Fonti:
Horror rock. La musica delle tenebre è un libro scritto da Alessio Lazzati, Eduardo Vitolo pubblicato da Arcana nella collana Arcana musica
Enciclopedia rock hard & heavy – 2001 – Arcana Edizioni – di B. Riva (a cura di), P. Cossali (a cura di), A. Massara (Traduttore), M. Petrillo (Traduttore), G. Andreotti (Traduttore)
Metallus. Il libro dell’Heavy Metal – Giunti Editore – a cura di Luca Signorelli
Siti
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