Deciso e notevole balzo in avanti per i romani Whisperz del singer Flavio Falsone. Sono trascorsi 9 anni dal precedente lavoro e si sente. Per fortuna. Segno che la band non è rimasta ferma. Tutt’altro. Ha lavorato molto. Il primo particolare del nuovo lavoro che salta all’orecchio è la produzione. Potentissima. Suoni pieni, pastosi quanto basta a formare un wall of sound deciso, massiccio, impenetrabile. Il secondo elemento è il progresso tecnico. Da parte di tutti i componenti. Tempi dispari, contro tempi, stop and go, a solo di basso, ritmiche non convenzionali. Tutto, a favore della narrazione dei testi. L’insieme a formare un disco di indiscusso interesse. Non che ci sia stato un mutamento stilistico, sia chiaro.
La band con questo Vol II, porta maturazione uno stile che è si ascrivibile al metal, ma non nei suoi tratti canonici. Diversi sono i riferimenti prog inseriti in un contesto degno del miglior thrash. Non ci sono richiami stilistici diretti. Le influenze sono numerose e quindi nulle. Queensryche, Dream Theatre, così come Judas Priest o Control Denied. Oppure Testament e Conception. Insomma quanto di buon possa esserci nele panorama ptog metal di oggi.
Non manca un certo gusto retro, riscontrabile in alcuni a solo. Ma non è una pecca. Anzi. Impreziosisce l’insieme addizionando un elemento in più. Andando più nello specifico. È la sezione ritmica che spicca nel nuovo lavoro dei romani. Implacabile, chirurgica, inarrestabile. Un rullo compressore che spiana la strada al lavoro delle chitarre. I brani sorprendono di ascolto in ascolto. Non posseggono un andamento lineare, si ascolti Underdog’s revenge, e sono zeppi di sfumature e cambi.
Questi ultimi, repentini morbidamente accompagnati. Una cosa è certa, sono sorprendenti. Dimostrano una padronanza assoluta del mezzo comunicativo. Soprattutto delle possibilità che quest’ultimo fornisce, sfruttate fino all’ultima. Notevole, per tutta la durata del disco, il lavoro del basso. Non si limita ad andare in coppia con la batteria. Spesse volte si allontana dalla linea tracciata per avventurarsi in frangenti quasi solisti. Pregevolissimi. Il disco nel suo insieme non ha un calo.
È un incalzantissima cavalcata metal. Una carica, non certo un cadenzato trotto. Un assalto all’animo dell’ascoltatore. Quelle che escono dalle casse sono emozioni. Soprattutto è voglia di riscatto, da un certo punto di vista. Non si tratta di un ‘voler dimostrare’. È proprio un’esplosione. E come tale travolge, stordisce, sorprende. Gli Whisperz sono consci dei propri mezzi e li mettono tutti in campo per poter parlare. La voce è stata volutamente lasciata per ultima. Certo non per importanza.
È uno degli elementi che traccia una continuità tra i due lavori della band. Flavio Falsone in questo disco dimostra di aver trovato un proprio spazio, un proprio contesto, un proprio stile. Riconoscibile e riconducibile solo a lui. Missione non facile in un mondo così sovraffollato. Eppure il nostro riesce a tenere l’ascoltatore, già trascinato dagli strumenti, ancora più incollato. Anch’egli, più consapevole delle proprie capacità, le sfrutta al meglio dando alle composizioni una spinta ulteriore.
Una potenza che va oltre ciò che già si sente. Senza per questo cadere in cantato growl o scream. Poco ci avrebbero azzeccato con il genere proposto. Un track by track non è adatto ad esprimere la valenza del disco, la sua potenza. Un lavoro che va ascoltato prima nel suo insieme, per poi essere ‘dissezionato’ in ogni singola traccia.
Ad ogni passaggio si scopriranno dettagli differenti che andranno ad arricchire il quadro generale. Un dipinto ricco di sfumature dove la voce funge da guida nel disvelarne alcuni significati. Apprezzabilissimi i passaggi del cantante da frangenti più arrabbiati ad attimi intrisi di pura melodia. Sempre con una sezione ritmica indomita.
Concludendo. Un ritorno davvero notevole e gradito quello dei Whisperz. Un ottimo lavoro. Potente, coinvolgente, magistralmente prodotto e suonato. Un preludio ad esibizioni live di scuro impatto. Non ci sono sbavature in questo disco. Come non ci sono attimi di calma. Solo rallentamenti. Il che non è facile da sostenere. Un disco consigliato ai più. Non un’opera per tutti, tuttavia. Si devono possedere orecchie ben allenate sia ai suoni sia alle atmosfere se si vuole riuscire a cogliere l’essenza del lavoro e a goderne fino all’ultima nota. Bravi.