I Nexus Opera sono un gruppo Power Metal romano, fondato nel 2002 da Marco Giordanella e Alessandro Pinna. A causa di problemi di lineup la band si sciolse, per poi tornare sulle scene nel 2012. Nel 2014 debuttano con l’album “Tales From WWII”, mentre nel 2021 viene pubblicato “La Guera Granda (The Great Call To Arms) (recensione). In questa intervista si raccontano. Mettono a nudo cosa significa per loro suonare dal vivo, fanno il punto sullo stato di salute dei live, esplicano il loro concetto di underground. Insomma, mille stimoli per una chiacchierata tutta da leggere.
Una presentazione per chi non vi conosce
Ciao a tutti, siamo i Nexus Opera, un ‘pugno’ di amici con la passione per il al Power Metal e con un’impronta specifica in quanto la nostra musica, i nostri testi e, per quanto possibile, la nostra scenografia sono incentrate su temi bellici.
Abbiamo due dischi all’attivo focalizzati sulle due guerre mondiali: ‘Tales from WWII’ e ‘La Guera Granda’.
Ci presentiamo in una classica formazione tipica per questo genere con due chitarre (Marco e Alessandro), tastiera (Gianfrancesco), sezione ritmica (Natale e Sandro)e con due voci soliste (Loretta e Davide).
Entriamo subito nel merito dell’intervista: per qualcuno la musica live sta morendo. Cosa ne pensate?
In realtà non crediamo che la musica live stia morendo ma sicuramente si sta trasformando. La continua ‘virtualizzazione’ in atto, anche, nel mondo della musica, con disponibilità di fruire dei contenuti sulle piattaforme sia in audio che in video e, praticamente, H24 lascia sempre meno spazio al mondo fisico e reale. Le conseguenze, anche economiche, di tutto questo ci fanno vedere che oggi, le band che prima andavano a cicli di album studio e tour…oggi stanno praticamente sempre ‘on the road’.
Tra l’altro, almeno in Europa, direi sempre con risultati di pubblico notevoli. Quindi la musica live non sta morendo.
Diverso il discorso per la scena underground soprattutto per quelle realtà che si sforzano di portare avanti un discorso di musica originale a cui il pubblico (almeno in Italia) pare non voglia avvicinarsi molto.
Che cosa vuol dire per voi suonare dal vivo?
Stare sul palco a suonare la nostra musica credo sia il miglior modo per sentirci liberi, per caricarci di quella energia che solo chi pratica questa passione può conoscere e per divertirci tra noi e insieme al pubblico numeroso o esiguo che sia.
Tra l’altro, dall’uscita del nostro secondo disco abbiamo uno ‘zoccolo’ duro di fan e amici quasi sempre presente e che ci sostiene saltando e cantando i cori delle nostre canzoni. Sul finire di una canzone in particolare, Trenches, alcuni di loro si divertono a salire sul palco per il finale travolgente.
Ecco, sono queste piccole/grandi emozioni che rendono il suonare dal vivo e lo stare sul palco un’esperienza insostituibile.
Perché avete deciso di prendere parte ad un festival?
Beh partecipare a qualche festival metal è sempre stato nei nostri desideri per misurarci con contesti più ampi sia in termini di band che di pubblico.
Non stiamo parlando in termini competitivi, per carità, oppure sì se li vediamo da un punto di vista costruttivo, ecco, di crescita per la band stessa, un modo per raggiungere un pubblico più ampio ma anche per conoscere nuovi amici, scambiare idee, vedere come lavorano loro e, magari, stringere sodalizi che possono avere pure risvolti artistici. C’è poi da dire che il concetto di Festival Metal è quello che più dà il senso di aggregazione e di fratellanza, se vogliamo, così tipici e caratteristici di questo genere musicale.
Inoltre, rispetto al singolo concerto o serata è, forse, ciò che più si avvicina a ciò che leggevamo da piccoli su HM o Metal Shock, con i reportage dei festival estivi e quando, in qualche modo, in tutti noi è scattata quella molla, quel sogno di voler far parte di questo mondo, imbracciare uno strumento, scrivere canzoni e farle ascoltare a più gente possibile suonando in uno di questi raduni.
Già qualche anno fa partecipammo ad un altro festival nato con finalità lodevoli, il Metal for Kids con tanti nomi del panorama Metal e ora non vediamo l’ora di partecipare al Festival della Rock On, anzi li ringraziamo per aver pensato a noi perché far parte del bill è davvero un onore.
Secondo la vostra esperienza, come è cambiato il pubblico?
Questa domanda fa un po’ il paio con l’altra sulla musica live.
Ovviamente, se ci riferiamo alla nostra esperienza stiamo parlando di contesto di musica underground.
A dire il vero non sappiamo dirti se sia veramente cambiato poiché, nel nostro ambito, ci è sembrato da sempre di vedere poca attitudine o predisposizione alla musica originale da parte del pubblico. Ci riferiamo al fatto che, al nostro livello, quello che notiamo è la poca propensione e disponibilità a dare credito a band ‘sconosciute’ e che si sforzano di fornire una proposta originale.
Capiamo benissimo che sia più ‘difficile’ e richieda un piccolo sforzo di attenzione in più andare a vedere un live in un locale cittadino in cui suona una band che non conosci rispetto che andare a vedere l’ennesima tribute band e passare, così, una serata spensierata a cantare a squarciagola le tue canzoni preferite.
Però questo a noi sembra più una costante ma certo speriamo in una inversione di tendenza prima o poi.
Vedete un cambio generazionale?
Ricambio generazionale vero e proprio forse no, purtroppo. Sicuramente il panorama metal e’ meno seguito dai giovani.
Ma non vuol dire che siano del tutto assenti, per fortuna, anche se è innegabile che la maggior parte dei ragazzi oggi è attratto da altri generi musicali.
E’ bellissimo quando nei festival Metal vedi tanti papà con sulle spalle i loro piccoli/e con tanto di magliettina nera della band di turno…ecco vedere scene così fa ben sperare.
Mettiamola così: se la fortuna è stata dalla tua parte e sei cresciuto con mamma e papà e contesto familiare avvezzi alla musica rock/metal e a queste sonorità allora sarà più facile averti dalla nostra parte altrimenti…amen ahaha.
La difficoltà maggiore del suonare dal vivo?
Rispondiamo in maniera teatrale: ‘Much ado about nothing’.
Nel senso che sicuramente, per band del nostro calibro, andare a suonare on stage significa, spesso, imbarcarsi in giornate anche faticose: vai in sala smonta strumenti e impianto, trasporta fino al luogo del concerto (più o meno lontano), rimonta nei tempi giusti per fare il soundcheck (se si arriva a farlo), fare la serata, godersela un po per poi smontare tutto e riportare in sala (se trattasi di serata in zona).
Tutto questo, a volte, con qualche delusione per l’esito finale del tutto (poco pubblico, problemi tecnici, poco o niente cachet, spese…) per cui, tornando alla locuzione iniziale e alla domanda nasce spesso spontaneo il dubbio se valga la pena sorbirsi tutti sti casini per poca resa.
Crediamo sia questo il vero insieme di ‘difficoltà’ nel suonare dal vivo: poi, però, ripensiamo a quanto descritto qualche riga più su e la risposta ce la diamo da soli: si, ne vale la pena.
Cosa manca ai concerti, pubblicità, supporto del pubblico o cosa?
Verrebbe da dire ‘il pubblico’ ahahah.
Scherzi a parte, ce lo siamo già detti e sicuramente un po di pubblico in più non guasterebbe così come, appunto, la voglia di scollarsi dai divani e supportare le band. Poi il discorso si può certamente allargare alla promozione di tali eventi e alla necessità di investimenti, non solo economici.
Negli ultimi anni sono sorti varie iniziative volte ad incentivare e promuovere l’ambito musicale ‘sotterraneo’, validissime e con tanta passione quasi sempre disinteressata. Purtroppo la visibilità che acquisisono rimane confinata ad un ristretto pubblico di appassionato se non, addirittura, di soli diretti interessati.
Una band per cui vi piacerebbe aprire?
Spariamo alto! Credo che, oggi, per affinità di genere e ambientazione sarebbe stupendo aprire per i Sabaton 😀 sai che bombardamenti!
Credo, però, che ci accontenteremmo anche di mooolto meno.
Rimanendo con i piedi per terra ci piacerebbe concretizzare qualcosa che, per un verso o per l’altro, ancora non siamo riusciti a fare e cioè suonare in apertura per i Great Master, una band davvero validissima e con cui l’appuntamento è solo rimandato.
Una che vorreste aprisse per voi?
Anche qui, rimanendo in tema di band underground ci piace aver instaurato ottimi rapporti con parecchie band del territorio nazionale e al di là di aprire noi o far aprire loro l’idea è quella di riuscire a suonare insieme. Ne citiamo qualcuna senza voler fare torto a nessuno e anche a dispetto della diversità di genere (siamo inclusivi): Tol Morwen, Gigantomachia, New Disorder, Time Haven Club.
Il vostro concetto di underground?
E’ un mondo che racchiude tante storie che avrebbero tutte dignità di essere raccontate. E’ bello farne parte e forse uno degli aspetti più belli è proprio quello che menzionavamo prima, ovvero il supporto reciproco: trascorrere una serata in compagnia di amici, ascoltare della buona musica ed essere ascoltati da persone che condividono una passione e un genere.
La sua ‘malattia’ peggiore? La cura?
Probabilmente la difficoltà nel farsi conoscere da un pubblico più vasto. Siamo sicuri che nel mondo ci sarebbero tantissime persone che apprezzerebbero le nostre composizioni, ma raggiungerle e distinguersi rispetto ad un’offerta sconfinata è oggettivamente difficile. I social sono uno strumento validissimo per raggiungere questo scopo, ma anche lì il lavoro da dedicare a quest’attività è moltissimo.
Una band underground che consigliereste?
Ci sentiamo di consigliare gli Ivory Moon, gruppo di cui è anche parte la nostra cantante Loretta e con cui abbiamo condiviso un cammino nell’underground romano che dura da più di vent’anni. Abbiamo notato in loro un percorso di crescita costante ed il loro ultimo lavoro, Lunar Gateway, contiene tracce veramente notevoli.
Una mainstream che ancora vi stupisce?
Non ne direi una in particolare, ma fa impressione partecipare a concerti della vecchia e vecchissima guardia.. ci stupisce l’energia di persone che a più di 50, 60 o addirittura 70 anni, a volte dopo una vita di eccessi, hanno ancora la capacità di reggere un palco come se fossero dei ragazzini, a riprova della passione che ha guidato e ancora continua a guidare la loro vita.
Una domanda che non vi hanno mai posto ma vi piacerebbe vi fosse rivolta?
Molte delle domande che ci vengono poste sono sui temi che trattiamo nei nostri testi, che sono sicuramente un elemento che ci contraddistingue. Un aspetto che non molti ci chiedono è quale fase della nostra attività ci piace di più, a cui sono sicuro ogni componente della band risponderebbe in modo diverso.
Se foste voi ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervistereste e cosa gli chiedereste?
Ci piacerebbe incontrare un giovane Dave Mustaine per poter affrontare una chiacchierata su come affronta la stesura dei testi, sulle sue visioni geopolitiche, e il suo approccio alla composizione.
Un saluto e una raccomandazione a chi vi legge
Salutiamo tutti i lettori. Vi invitiamo a seguirci sui canali Facebook – www.facebook.com/nexusopera – ed instagram – www.intagram.com/nexusopera -con la speranza di poterci incontrare presto in qualche live.
Veniteci a salutare, siamo sempre contenti di scambiare quattro chiacchere con tutti.