Proseguiamo con le proposte di soluzioni per risollevare le sorti del nostro mondo. Oggi è Matteo Salvestrini dei Riptides a proporne diverse. Un’analisi molto scientifica la sua, chiara e senza sconti. Prende in esame vie d’uscita descrivendone minuziosamente i passaggi.
Quelli che sono limiti e ‘problemi’ del rock/metal in Italia, soprattutto per quello prodotto nel Belpaese, li conosciamo già. Difficoltà di divulgazione, limitati spazi mediatici, problemi nell’organizzare eventi e via discorrendo. Sono anni che se ne parla, se ne dibatte, se ne discute. Sono anni che, però, si parla e basta. È diventato quasi un mantra autolesionista. La domanda è, assodato quanto sopra, quali potrebbero esse le possibili soluzioni effettivamente attuabili? Non parliamo del: sarebbe bello se. Parliamo del: possiamo fare così.
Ciao Carmine e un saluto a tutta la redazione e ai lettori di Tempi Dispari. Sono veramente felice e lusingato che vi interessi la mia opinione in merito alle questioni del nostro underground.
Le uniche soluzioni che vedo io sono sicuramente già state tentate: di fatto la cosa migliore da fare sarebbe cercare di creare una sorta di “consorzio”, ovvero che, per ogni zona, un gruppo si impegnasse a organizzare un festival o comunque noleggiare uno spazio per poter fare esibire più band possibile (nel limite del buon senso per cavarne fuori un bello spettacolo).
A quel punto il problema diventerebbe economico. Chi paga?! Ecco…questo potrebbe effettivamente risultare ostico ma in base alla mia esperienza, ci sono degli espedienti: in primis, bisogna necessariamente coinvolgere l’amministrazione comunale (e questo risulta, di solito, lo scoglio principale, ma sono abbastanza sicuro che un sindaco che si vede la possibilità di incassare qualche soldino e di trovarsi un evento per giovani già organizzato, potrebbe non essere così schizzinoso) e ottenere uno spazio e della strumentazione e, se proprio il grasso cola, un budget.
Nell’ambito degli eventi estivi si fa fatica a entrare perché il guadagno fa gola a tutti, il “trucco” è mirare ad andare in pari e lasciare l’eventuale guadagno al Comune. E mi rendo conto che suoni un po’ come autolesionismo, ma stiamo comunque parlando di un ambiente dove i soldi scarseggiano, la domanda solitamente non si accompagna a un grosso movimento di denaro e le iniziative partono dal basso. Una volta ottenuto lo spazio, si può pensare di organizzare il concerto dando anche spazio a band lontane dalla propria zona. Per come siamo fatti, noi musicisti amatoriali emergenti, ci accontentiamo di cena e birra, se l’evento è bello e organizzato bene. Se si riesce a portare sul palco un headliner medio, per cui vale la pena considerare un budget, di solito la giornata è portata a casa. Altro trucco è coinvolgere gli esercenti locali: pizzerie, paninoteche, negozi di musica, tatuatori, negozi di CD….molte attività sono disposte a pagare qualche soldo per poter esporre la propria attività a eventi del genere. Basta tutto sommato poco ed è fattibile (non facile).
Se ci fossero più eventi del genere, probabilmente avremmo un po’ più di giro in Italia e qualche possibilità in più di fare crescere una scena che genera troppi pochi introiti per giustificare un VERO giro di locali commerciali.
Nel mio piccolo ho organizzato 3 edizioni di un festival underground in provincia di Como, il Mozzate Metal Drone e i motivi per cui siamo stati fermati sono stati di natura politica…ma forse qualche cosa si sta smuovendo. Potrebbe essere tempo per una nuova edizione, chi lo sa…
Al secondo posto, l’ovvietà: dovrebbe essere obbligatorio per un fan dare a una band che piace, un supporto CONCRETO. Banalmente, comprare CD, maglietta, dare un minimo di visibilità. Ma i soldi a disposizione della gente sono sempre pochi e giustamente uno investe quello che può dove preferisce e non si può pensare di essere supporter di qualsiasi band underground solo perché .. bè, perché è lì. Questo dovrebbe anche stimolare i nostri gruppi a sviluppare qualcosa di veramente interessante e originale. La qualità e la validità artistica della proposta va curata tantissimo, molte band non hanno quest’ottica.
La sensazione è che si rimanga in attesa che le cose cambino. Che arrivi qualcuno o accada qualcosa per cui la situazione possa mutare. Nel frattempo si vivacchia. Salvo poi, per moltissimi, lamentarsi. Non sarebbe forse meglio cercare di muoversi autonomamente e creare vie di uscita invece di aspettare che qualcun altro lo faccia per noi?
Questa riflessione credo si possa applicare a qualsiasi contesto, non solo alla Musica vissuta come passione. Il fatto è che l’underground italiano, a mio personalissimo modo di vedere, soffre principalmente di ristagno. E il ristagno genera noia. E questa uccide la proattività. Non è una giustificazione, ma solo un’analisi spietata. Il 90% dei facenti parte della scena ha la propria band e in pochissimi hanno l’umiltà di NON “giudicare” ma ascoltare le altre band. E spesso, TROOOOPPO SPESSO, c’è semplicemente una scimmiottatura della band preferita, senza ricerca della propria voce. In mezzo a tutta questa svogliata egomania, impegnarsi per creare qualcosa anche per gli altri è piuttosto difficile. Ma dovrebbe essere il primo passo.
Un difficoltà emersa ascoltando diversi youtuber tra i 20 e i 30 anni che parlano di rock/metal, è il riuscire, per la loro generazione, ad inserirsi nel giro. Molti evidenziano come, a causa della giovane età, vengono spesso dileggiati, non presi sul serio. Quasi che per essere ‘considerati’ debbano superare un esame di ammissione. Il che non favorisce certo un dialogo. È un problema che avete riscontrato?
Il mio attuale gruppo, i Riptides, ha appena fatto capolino nella scena, abbiamo appena pubblicato un EP e qualche recensione positiva la abbiamo ottenuta, ma è troppo presto per poter “avere un posto” nella scena, abbiamo ancora parecchio lavoro da macinare. Posso però permettermi di dire che è sempre più difficoltoso, anche a livello amatoriale, riuscire a costruire qualcosa senza avvalersi di agenzie, management e le proverbiali “persone con i contatti giusti”…mettici poi che siamo dopolavoristi, diventa quasi impossibile. Credo che la differenza principale sia questa. Una volta che si è arrivati a calcare certi palchi, parlano quelli per te, non credo sia questione di età. Certo, il mondo dei Social ha cambiato tutto quanto (e secondo me in peggio) ma forse dico così perché non ci sono abituato e non so gestirlo fino in fondo …
Le mentalità dei ‘vecchi’ della scena e delle nuove leve, sono davvero inconciliabili o è volontà degli storici non voler ammettere che il tempo passa e che bisogna andare avanti, ‘crescere’ ascoltando anche altro?
L’immobilità, nell’arte, equivale alla morte. Punto. E il Metal italiano da questo punto di vista è un cadavere in putrefazione. Pochissimo pubblico apprezza cose nuove e cerca seriamente stimolo nelle nuove leve. Il nostro paese è ancora interessato maggiormente alla nuova uscita degli Iron Maiden piuttosto che a nuovi movimenti musicali Interi. E credo sia uno dei danni peggiori della nostra comunità. Non c’è un ricambio a livello di pubblico. E avere 30gruppi e praticamente nessuno che li ascolta….non è una situazione che può avere tanto futuro. Se si riuscisse serenamente ad accettare il tempo che passa e mantenere certe band “come le abbiamo lasciate” senza dover avidamente incentivarne un’attività che vive di luce riflessa…. bè….credo che il livello medio del pubblico potrebbe aumentare e migliorare veramente tanto la scena.
Altro limite evidenziato dai giovani è che quando si recano ai concerti vengono criticati o sminuiti perché non conoscono tutte le canzoni delle band che si stanno esibendo. Dal loro punto di vista questo non è un limite dato che si stanno ‘formando’. È un limite che notate?
Mah, fare un confronto generazionale non è sempre così utile ma, una sensibile differenza è la quantità di gruppi allucinante che oggi propone materiale nuovo ogni giorno. Gli album che ascoltavo da ragazzo, duravano mesi, andavano spulciati per bene prima di riuscire a capirli fino in fondo e prima che ci fosse qualcosa a livello da ascoltare…..ora invece passano ore.
Stare dietro a tutto è circa o meno impossibile. La fruizione della musica è cambiata radicalmente e ha un ritmo molto molto diverso. Come tutti i cambiamenti, ci sono pro e contro…
Grazie per questa opportunità, spero nel mio piccolissimo di aver dato qualche spunto a chi ci sta leggendo e che si possa creare un dibattito costruttivo per ristabilire un po’ la salute di questa comunità di artisti e di appassionati di arte!
Let the current flows!