monsters of rock

Scorpions, Judas Priest, Europe, Opeth, Queensrÿche, Stratovarius, Savatage. Questo il bill per l’edizione 2025 del Monsters of rock che si terrà in Brasile il prossimo 19 aprile. Lo spazio dove si svolgerà il concerto ha la capacità di 55mila persone. Parliamone. Quando ho letto il manifesto la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: gli organizzatori sono alla frutta.

Ma come, nessun nome che abbia una carriera con meno di 30 anni di età? Come è possibile? Secondo chi ha predisposto l’evento tra le band mainstream attuali non c’è nessuno che abbia un’importanza tale da essere invitata a partecipare? Soprattutto il quesito è stato: perché? Per quale motivo programmare un evento con questi nomi. A chi giova? Ai nostalgici? Alle nuove generazioni? Anche se fosse una mera mossa commerciale, sono così sicuri che funzionerà? Hanno la certezza assoluta di riuscire a raccogliere 55mila persone? Le risposte a queste domande non sono positive.

È un concerto che non fa bene a nessuno. In primo luogo alle stesse band. Saliranno sul palco persone con una media di 65 anni a testa. Che tipologia di spettacolo potranno mai offrire? Chi ha comprato il biglietto a cosa prenderà parte? Alla ricreazione del reparto geriatrico dell’ospizio del metal? Certo, sono nomi storici, tuttavia hanno anche un’età per cui potrebbero, o, meglio, dovrebbero anche smettere. Non foss’altro che per salvaguardare ciò che di buono hanno fatto nella loro carriera. Onestamente andare a vedere gruppi di quasi settantenni che cercano di sembrare giovani è uno spettacolo a dir poco patetico. Addirittura i Savatage torneranno in attività pur di prendere parte al concerto.

Ma perché? Con tutta la nuovo musica che c’è, c’era davvero bisogno di concerto di soli dinosauri? Nessun giovane andrà mai a vedere suo nonno che suona metal. E anche per i nostalgici, quale patetico spettacolo si prospetta? Tanto si prendono in giro i nomi storici della musica italiana quanto vengono accettate reunion di tal fatta. Non è la stessa cosa? Vedere suonare i Cugini di campagna non è la stessa cosa che vedere suonare i Judas? A ben vedere il combo di Alford si è formato anche prima della band italiana. Eppure i Cugini di campagna li vediamo nelle balere, mentre la band inglese dovrebbe suonare davanti a 55mila persone. Qual è l’ultimo disco buono di tutti i gruppi in cartellone?

Soprattutto, le persone cosa vorranno ascoltare, le ultime produzioni o i brani storici? Forse sarebbe stato meglio programmare una giornata meglio articolata che inframezzasse band più recenti a vecchie cariatidi. Anche se non credo sarebbe cambiato molto. Ripeto, vedere sul palco personaggio della stessa dei miei genitori, se non di mio nonno, non credo sia uno spettacolo con grande appeal. Soprattutto se i gruppi sono anni che non incidono nulla di nuovo. E da qui si torna alla domanda originale: perché? Che scopo ha tutto ciò? Forse il fatto di aver organizzato in Brasile e non in Europa o negli Stati Uniti è una scelta ben precisa. Probabilmente nello stato sudamericano poche volte hanno avuto la possibilità di vedere dal vivo quei nomi. Eppure non si scappa dal dubbio.

Perché presentarglieli ora, alla fine della loro carriera? Il canto del cigno? Probabilmente gli organizzatori sanno perfettamente che se dovessero proporre lo stesso concerto altrove non avrebbero certo lo stesso riscontro. Se lo avessero fatto in Italia credo che lo spazio riservato all’evento sarebbe potuto essere al massimo un palazzetto, non certo uno stadio. Nomi più blasonati e meglio in arnese sono passati su suolo italico esibendosi in posti piccoli. Tuttavia la domanda torna.

Perché? Non me ne capacito. È come rimettere un ciclista di settantanni sulla bici, agghindato di tutto punto, nella speranza che possa ripetere i tempi di quando era giovane, di quando ha fatto la storia. È impossibile. Diventerebbe uno spettacolo orribile, patetico, ripugnante. Eppure, a quanto pare, c’è chi è disposto ad assistere ad uno scempio simile. Da più parti si sono letti commenti entusiastici. Ma come si fa? Come si fa ad essere felici per una cosa del genere?

Sono gruppi che non devono dimostrare nulla a nessuno. Ormai quello che dovevano dire lo hanno detto. Soprattutto, non fanno più parte del mondo musicale attuale. Senza dimenticare che sono anni, per non dire decenni, che ripetono, musicalmente, sempre le stesse cose. Ora, organizzare un evento del genere sarà costato soldi, parecchi soldi. Credo il cachet di queste band non sia proprio a buon mercato. Non sarebbe stato meglio investire quei soldi in una manifestazione con un senso? Forse con lo stesso investimento si sarebbe potuto organizzare un festival anche di più giorni, con molte più band, maggio gettito di pubblico e anche un rientro più sicuro delle spese. Tuttavia il quesito che più attanaglia è: come si fa ad accogliere in maniera entusiastica un evento del genere?

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