Recensione a cura di Carmine Rubicco
Se il black metal avesse avuto un’evoluzione stilistica probabilmente i Selva ne sarebbero stati tra i maggiori esponenti. Brani oscuri, malati, cupi, pesanti e claustrofobici sono quelli che compongono il loro Life Habitual. Sette tracce che escono da gironi infernali cruenti e senza luce. Ottima la produzione e la tecnica dei nostri. Belle le atmosfere, non certo di semplice fruizione ne tantomeno immediate. Pecca del disco è la ripetitività. Sia nella scrittura dei brani, le dissonanze sono le medesime per ogni brano, la voce non varia praticamente mai, sia su certe atmosfere e sonorità che si ripetono sempre uguali a se stesse anche se i brani sono differenti. Uno dei brani più interessanti è la traccia intitolata semplicemente 5. Segue la lunghissima Exixtence, pachidermica che passa da frangenti doom a sfuriate black metal sempre su atmosfere tutt’altro che sane. Stilisticamente i Selva si auto accostano ai Russian Circles. L’assonanza funziona fino ad un certo punto. Forse meglio calzerebbe l’inserimento dei nostri nel calderone post metal proveniente dal nord Europa più scontato. Anche la pur bella Gloaming non salva un disco di per sé troppo scontato.
Tracklist:
1. [I]
2. Enclosure
3. Life Habitual
4. Persistent
5. [/]
6. Existence
7. Gloaming
Band:
GINO bass/voice
ALE guitar/voice
TOMMY drums
Contatti:
https://selvapbs.bandcamp.com/