Amaranthe: Massive Addictive
Quello degli Amaranthe non è un progetto originale. Come non originale è la loro proposta. Sono numerose le band, divenute famose o meno, che nel corso degli anni hanno tentato la stessa strada. La differenza tra queste e la band in questione è che mentre gli altri hanno solo tentato loro ci sono riusciti. Trovare un equilibrio, un connubio quasi perfetto tra potenza, melodia, tecnica e ritornelli pop non è facile, e i numerosi fallimenti che costellano il panorama musicale ne sono la riprova. La band svedese in questo terzo disco presenta un prodotto maturo e ottimamente equilibrato. Non si tratta dell’ennesima band con doppia voce. Si tratta di un gruppo con due cantanti antitetici che si intersecano perfettamente mentre una base praticamente death accompagna il tutto. La differenza sta forse nel fatto che i brani non sono stati costruiti attorno alla voce di Elize Ryd. Non ci sono tappeti che ad ogni costo devono evidenziare le qualità canore della vocalist. No, ci sono partenze al fulmicotone con chitarre potenti, riff pesanti e terzine di doppia cassa su cui poggia una melodia inaspettata e soprattutto azzeccata. Disco equilibrato nelle intenzioni, nella realizzazione e nella produzione. Unica pecca il primo singolo, Drop dead cynical che potrebbe essere giustificato solo ammettendo un chiarissimo omaggio a Marilyn Manson di Beautiful People.
Un disco che non stona sotto l’albero di natale di estimatori del metal e non solo.