Testo a cura di Carmine Rubicco
Non per puntare il dito sempre contro i soliti noti, ma il proliferare dei talent, l’abitudine a tifare per tizio o caio, la convinzione inculcata che i “talenti veri” passano dalla tv, che è inutile andare ai concerti, non potrebbe aver creato dei mostri? Demoni definiti I nuovi fans. Se da una parte che il fanatismo e l’isteria di massa per certuni artisti siano sempre esistiti lo dice la storia. Da Elvis ai Beatles dai Duran Duran ai Metallica ci sono centinaia di video che ben evidenziano il fenomeno. Tuttavia ai giorni nostri il tutto pare essere sfuggito di mano. Esiste una enorme differenza tra il pensiero punk, ossia l’annullamento della distanza tra artista e pubblico, e quello che accade nel 2015. I fans si sono trasformati in una sorta di ultras della musica. La cosa peggiore è che sono talebani anche tifando per lo stesso mito. Dopo una veloce analisi di diversi fans club e fans page presenti in rete, la domanda resta, anzi diventa ancora più impellente: come è possibile un obnubilamento tale del principio di fans club stesso? Come si è arrivati ad un tale livello di degrado? Insulti, accuse a chi è appena arrivato, offese personali, ingiurie e veri e propri linciaggi mediatici. Il tutto perpetrato in maniera trasversale a livello anagrafico, ossia da parte di persone di un’età compresa tra i 13 e i 45 anni. La musica in tutto ciò non esiste, non è l’argomento principale.
Ma l’idea di essere fans non dovrebbe coincidere con la volontà di condividere una passione? Che senso ha battersi per autodefinirsi il più fans di tutti, colui o colei che meglio conosce il personaggio?
Da esterni l’idea risultante è la volontà di vivere la vita di qualcun altro o addirittura arrivare a possedere il personaggio quasi che quest’ultimo debba qualcosa a chi lo segue. Non si tratta di fanatismo, non più. È psicosi, è ossessione, è malattia.
Gli stessi artisti sono stati vittime di atteggiamenti da stalker da parte di diversi soggetti. Lady Gaga è stata minacciata di morte da un fans se non avesse accettato una relazione “fino a che morte non ci separi”, senza dimenticare artisti realmente uccisi da sedicenti fans, in tutti i generi.
Dove sta il limite dunque? Una volta era il rispetto per le persone, a prescindere dal fatto fossero o meno artisti. Oggi questo limite pare non esistere più. Resta salva la libertà di espressione e non è quella in discussione. In discussione c’è l’intolleranza, la chiusura e l’oltranzismo, nemici giurati della musica e di ogni espressione artistica. Che davvero la musica per alcuni sia diventata solo facciata, solo esteriorità, solo una scusa per sfogare su altri le proprie frustrazioni come spesso accade allo stadio?